mercoledì 25 aprile 2007

MASO FINIGUERRA

Tommaso Antonio Finiguerra discende da una famiglia fiorentina di politici e mercanti della lana documentata fin dal 1200.
Nel 1393 nasce Antonio che diventerà un modesto orafo con bottega a S. Maria Novella, appartiene al ramo Finiguerra d' Ognissanti e avrà otto figli tra cui Maso.
Malgrado il mestiere, le condizioni economiche della famiglia non sono buone, abitano in Borgo Ognissanti nella casa degli avi, nelle vicinanze abita Mariano di Vanni padre di Alessandro Filipepi, il futuro Botticelli.
Il fratello di questi, Antonio, nel 1457 lavora come apprendista orafo quasi sicuramente nella bottega del Finiguerra, visto che sono lontani parenti.
Da questo si può ipotizzare un rapporto tra Maso e Botticelli.
Tommaso nasce nel febbraio 1425, non abbiamo notizie della giovinezza ma sappiamo che agli inizi lavora nella bottega del padre.
Sposerà Piera di Domenico dalla quale avrà quattro figli.
Il primo documento di un suo lavoro è del 1452 per un niello per il battistero di S. Giovanni, vista l' importanza della commissione a quell' epoca doveva essere famoso.
Forse è per un caso che comincia a stampare a niello, da niger = smalto nero, per verificare il disegno sull' oggetto inciso riempie i tratti con una mistura di argento, piombo, zolfo e rame liquidi, pulisce la lastra e vi preme un foglio di carta ottenendo una stampa.
Vasari dice che fu il primo a sperimentare la calcografia, da khalcòs, la certezza non c' è, sicuramente altri artigiani avevano sperimentato la tecnica, orafi e argentieri che ornavano gli oggetti, si sa di un Maestro di Basilea che nella metà del 1400 stampa delle carte da gioco.
Era un' idea nuova quella di inchiostrare i solchi delle lastre incise al contrario della tecnica della xilografia, dove le parti da stampare erano quelle in rilievo, inoltre il bulino sul metallo permetteva tratti più fini e decorativi.
Nel 1455 viene eletto console della Cooperativa dei legnaioli, mestiere esercitato da altri membri della famiglia.
Un anno dopo si iscrive come orafo all' Arte della seta, nel '57 apre bottega in via Vacchereccia insieme a Piero di Bartolomeo che investe i soldi.
Dal contratto di locazione risulta che i due fanno società fino al 20 luglio 1462
Tra i lavori, eseguono due candelieri d' argento per l' opera di S. Jacopo a Pistoia e altri due per l' altare maggiore di S. Maria del Fiore a Firenze.
Collabora con Lorenzo Ghiberti alla realizzazione della seconda porta di S. Giovanni, ora Battistero, a Firenze.
Con l' accrescere del lavoro Maso e Piero assumono operai tra cui Antonio di Jacopo del Pollaiolo.
Negli anni 1461-64 Maso esegue servizi di posate e fibbie in argento niellato per banchieri, come Bernardo di Stoldo Rinieri e per illustri casate come i Rucellai.
Giovanni Rucellai, l' importante mecenate fiorentino, nel suo Zibaldone parla di Tommaso come " maestro di disegno " e " orafo ", perché aveva eseguito i disegni per le tarsie lignee che il cognato Giuliano da Maiano aveva fatto per il palazzo in via della Vigna.
Anche il Vasari nelle sue Vite lo cita " costui disegnò benissimo e assai ".
Cellini invece lo ritiene solo un' incisore a niello dei disegni del Pollaiolo, orafo e artista che considerava " eccellentissimo ". Vuole sminuire il lavoro di Maso per esaltare il suo.
I disegni mostrano l' influenza di Masaccio, sono riuniti in 14 libri.
Muore all' improvviso nell' agosto del 1464, forse di peste, sarà il Vasari a chiamarlo Maso.

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