mercoledì 25 aprile 2007

L'incisione nel '600

Attraverso i libri si coglie nell’Italia del 1600 un risveglio intellettuale ma anche il conformismo della chiesa.
La produzione libraria a Roma rispecchia il clima culturale dell’epoca, la riforma della chiesa porta a stampare soprattutto libri religiosi, le stamperie ufficiali appartengono a istituzioni ecclesiastiche.
Comincia la distinzione tra editore e tipografo e l’attività editoriale subisce un notevole incremento.
Appaiono le prime illustrazioni fuori testo con grandi fogli piegati della dimensione del libro.E’ il secolo delle accademie: a Roma l’Accademia dei Lincei nel 1603 e l’Arcadia nel1690.
Con l’avvento di Papi provenienti da diverse regioni, tipografi senesi, marchigiani, veneti….. si stabiliscono in città aprendo botteghe. In questo periodo si contano 150 tipografie e 100 librai. Si distinguono i Vaccai, all’insegna della “ palma d’oro “, i Mascardi e i Barnabò, che stampano per più di 100 anni. Fino a che si affaccia sul mercato la famiglia De Rossi che ben presto monopolizza il mercato gareggiando con le grandi tipografie straniere.
Il quartiere Parione, con la sua vicinanza a S. Pietro, è il preferito per il commercio; con il trasferimento del Papa al Quirinale, le botteghe dei librai si spostano verso piazza Navona, la Sapienza e il Collegio romano…
.Tutti stampano di tutto, ma c’è un disordine di fondo, o escono edizioni di lusso per nobili ed ecclesiastici o misere con carta scadente come fatte di fretta e in economia per accontentare un maggior numero di clienti.
Le arti decorative cercano effetti scenografici, il pomposo ‘600 ha un grandioso frontespizio che niente ha a che fare con il libro, motivi di cesti di fiori, putti e sirene.L’originalità del libro è “l’antiporta “, illustrazione su rame che precede il frontespizio, barocca e scenografica per attrarre il lettore.
La stampa illustrata è ancora di riproduzione. Il collezionista Vincenzo Giustiniani per copiare su carta la raccolta dei suoi quadri chiama Joachim Von Sandrart e alcuni collaboratori. Modelli del passato vengono incisi dai Sadeler e da Giacomo Lauro, 1550-1605, che realizza su esempi del ‘500 la sua collezione di antichità.
Nel 1612 fa uscire “Antique urbis splendor “, la prima tavola illustra il monte Celio, a sinistra si vede l’abside della basilica dei S.S. Giovanni e Paolo, sul lato destro la chiesa di S. Gregorio Magno e al centro oltre a vari personaggi sono raffigurate due guardie svizzere con alabarda. La seconda tavola ricostruisce una veduta di fantasia del monte Granicolo con al centro il tempietto del Bramante, nella corte è visibile una guardia svizzera con alabarda.
Nella terza tavola, sempre di fantasia sia nell’architettura che nella scenografia, viene inserito il Settizonio a ridosso del Tevere e sullo sfondo la porta degli Orti farnesiani sul Palatino. Anche qui è visibile una guardia svizzera con alabarda. La quarta tavola è una veduta reale del palazzo e dei giardini del Quirinale, allora sede pontificia, si vedono più guardie svizzere sia nel cortile che nei giardini. La quinta tavola è tratta da una riedizione del 1637 ed è dedicata all’ufficiale Giovanni Alto delle guardie svizzere di Lucerna.
Roma è il crocevia artistico dell’epoca per l’importanza delle commissioni e per la grande quantità di artisti presenti. L’arte comincia ad essere turistica, ciò determina una fioritura di guide per orientare i pellegrini tra le bellezze della città. Si stampano guide di Roma antica per i viaggiatori eruditi, guide di Roma moderna, più popolari, che forniscono brevi cenni sui monumenti e sull’aspetto liturgico-devozionale.
I viaggiatori riportano nei loro paesi ricordi visivi, reperibili solo attraverso le stampe, cartoline a buon mercato e facilmente trasportabili.
Visto il successo dell’attività incisoria, gli editori chiamano nelle botteghe artisti provenienti anche da altri paesi. Il nome dell’incisore compare sempre più di frequente accanto a quello dell’autore e al titolo del soggetto.
Pompilio Totti è autore del “ Ristretto delle grandezze di Roma “ che precede il “ ritratto di Roma moderna “.
Baglione fa uscire una guida suddivisa in 5 itinerari della durata di 1 giorno ciascuno “ Le vite de’ pittori scultori et architetti. Dal pontificato di Gregorio XII del 1572. In fino a’ tempi di papa Urbano Ottauo nel 1642 “.
Lo stile delle incisioni èsemplice e limitato dalla praticità per il fine di esecuzione. La città è oggetto di visita e a parte il papato, le grandi famiglie che detengono il potere e risiedono in grandi palazzi, vogliono dimostrare grandiosità e potenza. Lo spazio è inteso come luogo scenografico, così i palazzi, le ville, i giardini, le fontane diventano soggetto di stampe. Si trasformano manifestazioni sociali in eventi teatrali. Si disegnano vedute urbane con sfondi architettonici come quinte teatrali e in primo piano eventi come cerimonie, feste, cortei.
L’amore per Roma viene documentato da Dominique Barrière , francese, autore di una serie di “ Vedute di Roma “.
Giovanni Maggi 1566-dopo 1620, illustra in 48 tavole i cambiamenti della città fatti da Sisto V. In occasione del giubileo del 1600 esegue una “ Pianta novissima di Roma “ con l’apertura della Porta santa e ai lati le vedute delle sette chiese.
Durante il pontificato di Alessandro VII 1655-1665, la veduta raggiunge la sua massima fortuna con G.B.Falda 1643-1678, incisore della corte pontificia , dei nobili romani e di Cristina di Svezia.
Il Falda arriva a Roma chiamato da G.G. de’ Rossi che ne completa la formazione culturale,lo avvia all’incisione e lo affida a F. Borromini e P. da Cortona. Nella bottega del De’ Rossi ha modo di conoscere le incisioni di Callot e di S. della Bella.
Incide una piccola pianta di Roma e una più grande composta di dodici fogli.
Tra il 1655 e il 69 interpreta le ristrutturazioni del Papa illustrandole nel “Nuovo Teatro delle Fabbriche di Roma “ 3 libri con spettacolari vedute. La città è intesa come luogo teatrale, piccole scene di vita popolare contornano le architetture, la quotidiana vita vissuta avvolge la scena.
Fra gli ultimi due libri incide l’opera sulle “ Fontane ne’ palazzi e ne’ giardini di Roma “, composta di 28 rami, proseguita dall’allievo G.F.Venturini e pubblicata da De Rossi nel 1684. Il Falda possiede una conoscenza approfondita delle regole di prospettive e architettura, ma documenta le vedute in modo essenziale per dare chiarezza di veduta.: ampi spazi riprodotti con esattezza.
Allievo e continuatore è Alessandro Specchi 1668-1729, intagliatore e architetto, che contribuisce alla sistemazione del Porto di Ripetta. E’ il primo a documentare la città con insoliti tagli prospettici. Lo Specchi incide una serie di vedute a volo d’uccello, con accorgimenti scenografici, dalla “ Veduta del porto di Ripetta “ in tre fogli al Colosseo e al Pantheon con pianta e spaccato in più rami. Sono acqueforti con il senso dello spazio che saranno il punto di partenza per la vedutistica settecentesca

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