mercoledì 25 aprile 2007

Storia dell'incisione

L’INCISIONE
L’arte di ottenere la riproduzione di scritti e illustrazioni deve la sua fortuna alla necessità di moltiplicare le immagini in un grande numero di esemplari. Anticamente era impressa su stoffa, pergamena o carta di riso, dal medioevo su carta, come per le immagini sacre ad uso dei pellegrini o per le carte da gioco.
L’uomo incide da tempi remoti : le incisioni rupestri , gli ossi , le pietre , le conchiglie, i cammei . Le tavolette di creta mesopotamiche di 3500 anni fa che riproducevano mappe sono le più antiche carte geografiche che si conoscano . A Ninive , nella biblioteca di re Sargon ne sono state trovate in gran numero , così come i sigilli cilindrici in pietra incisa che, rotolati sull’argilla cruda, lasciavano un’impronta solitamente firma del re o conferma di ricevuta negli scambi commerciali.
Nella Bibbia sono descritte le pietre che decoravano il pettorale di Aaron, nei poemi di Omero le scene raffigurate sullo scudo di Achille.
La tecnica dell’incisione per riprodurre immagini inizia con la xilografia, tavola di legno levigato, inciso e inchiostrato che come un timbro si usava per ottenere più volte la stessa immagine. Veniva usata stoffa o seta e l’origine di quest’arte fu certamente in India, sebbene qualcuno indichi la Cina.
Plinio riferisce che gli egiziani erano esperti nella fabbricazione di tessuti decorati con disegni mediante applicazione di mordenti e Strabone ne parla nel 60 A. C. La xilografia era praticata anche in Armenia , Persia , Tartaria . I Copti stampavano stoffe nel V e VI secolo D. C . Le più antiche immagini giunte a noi trattano soggetti buddistici.
Intanto in Cina, Tsai Lun, funzionario dell’imperatore, sperimenta e inventa la carta nel 105 D.C., anche se ritrovamenti archeologici la datano a 200 anni prima. Nel 751 D.C. gli arabi, dopo una battaglia contro i cinesi, catturano a Samarcanda dei prigionieri, tra questi ci sono dei cartai che insegnano al nemico la tecnica di fabbricazione, così che la città diviene un importante centro di produzione della carta.
Si stampava anche su canapa, il Dharani, libro di preghiere, è del 770. Il primo manoscritto cartaceo che conosciamo è un codice del 866 che si trova nella Biblioteca universitaria di Leida.
In medio oriente si aprono molte cartiere la più importante a Damasco nel 985 e la carta era così diffusa che nel 1040 un viaggiatore riferisce di aver visto al mercato del Cairo i commercianti avvolgerne le merci. Con la dominazione araba in Spagna si apre la prima cartiera nel 1009, ma solo nel 1150 si diffonde nel resto d’Europa. Per molti anni non fu usata perché, provenendo da stracci, era considerata materiale “vile” e fragile al contrario della pergamena, pelle di animale”nobile “ e più adatta a durare nel tempo.
Esemplari dell’antica Roma erano ancora leggibili. Le pergamene erano usate per gli atti pubblici, quindi dovevano conservarsi a lungo.
Ancora in Cina, sotto la dinastia dei Sung, 960 – 1279, la xilografia raggiunge un’elevata perfezione tecnica che i monaci non divulgano per conservarne il segreto.
I primi esemplari di tessuti europei sono siciliani del XII secolo e sono conservati al British Museum.
A Genova, porto di scambi commerciali con l’oriente, la tecnica di fabbricazione della carta viene presto assimilata e si aprono importanti cartiere, mentre un crociato marchigiano tornato a casa ne porta la conoscenza a Fabriano. Nel 1340 Pace da Fabriano ottiene il permesso di fabbricazione da Umbertino da Canossa, signore di Padova.
Il “ Libro dell’arte “ di Cennino Cennini del 1398 parla della prima applicazione del legno inciso impiegato per decorare stoffe, contemporaneamente compaiono le prime carte da gioco stampate e colorate a mano, le immagini sacre per i pellegrini e le carte geografiche.
Le più antiche stampe che ci sono pervenute sono: l’Andata al Calvario del 1400, forse parte di una raccolta andata perduta di Jacquemart de Hesdin ora al Louvre; La Vergine di Bruxelles del 1418 e Madonna con quattro Santi del 1418 al Gabinetto delle stampe della città; il San Cristoforo di Lord Spencer ora a Manchester e in Italia la Madonna del fuoco, 1428, nel duomo di Forlì, la Crocifissione nella Galleria comunale di Prato e il San Giorgio a cavallo nella Collezione Malaspina di Pavia.
Il Vasari narra che a Firenze nel 1450 si facevano opere “ a niello “, ossia piccole placche in lega argentate incise a bulino dagli orafi e usate come decorazione, i solchi venivano riempiti con smalto nero “nigellum “ e su di essi si premeva un foglio di carta che tratteneva l’immagine per verificare se il lavoro era fatto bene. Questo procedimento suggerisce a un orafo, Maso Finiguerra, di sostituire la xilografia con l’incisione su metallo.
In Olanda nel 1450 si stampa l’ Ars Moriendi con 11 immagini xilografiche, lo stesso soggetto si trova in un libro tedesco del 1470 e in altri successivi. In Italia nella metà del 1400 si distingue Andrea Mantenga che, incidendo a larghi tratti senza incroci, realizza stampe di bellezza unica, purtroppo ce ne sono pervenute solo 7.
In Germania a Bamberg, Albrecht Pfister stampa nel 1461 l’ Edelstein di Boner, primo libro illustrato e la Bibbia di Bamberga.
Il primo libro di xilografie italiane sono “ Le meditationes “ del Torquemada, stampato a Roma da Ulrich Hahn nel dicembre 1467, mentre legni tedeschi erano stati usati per una “ passione di Cristo “ del 1462.
Il Pollaiolo nel 1470-75 incide “ La battaglia di uomini nudi “, primo capolavoro dell’incisione italiana su metallo. Altre stampe sono: Profilo di gentildonna , I sette pianeti , I trionfi . Nel 1478 Sweynheim incide su metallo 27 carte della “ Cosmografia “ di Tolomeo. Baccio Baldini nel 1481 i rami del “ Monte santo di Dio “ e le illustrazioni della Divina commedia. Nel 1493 nasce il libro più conosciuto dai bibliofili: il Liber Cronicarum, il testo è compilato da Hartmann Schedel, lo stampatore è Anton Koberger, gli xilografi Michael Wohlgemuth e Willem Pleydenwurff che taglia i blocchi assistito forse dall’allievo Albrecht Durer. E’ il libro più affascinante del XV secolo contiene 645 xilografie e 1800 immagini, molte delle quali doppioni; la prima edizione del 12 luglio 1493 è in latino, la seconda del 23 dicembre 1493 in tedesco.
Gruningen stampa nel 1502 a Strasburgo il “ Virgilio “ con 214 xilografie e Aldo Manunzio, famoso tipografo veneziano, nel 1499 edita il “ Sogno di Polifilo “ di Francesco Colonna con incisioni di Mantenga, Bellini e Raffaello, uno dei più bei libri mai pubblicati.
Jacopo de’ Barbari nel 1500 lavora a una splendida e accurata pianta di Venezia. Intanto, intorno al 1500, si fa strada un nuovo genere, l’acquaforte su rame, sperimentata in Italia dal Parmigianino e in Germania da Durer, anche se bisogna attendere prima che la nuova tecnica sia assimilata.
Il bolognese M.A. Raimondi nel 1505 copia le incisioni di Durer, nella sua influenza lavorano il Ghisi, G.Bonasone e il Beatricetto. Altri piccoli artigiani trasferivano su carta i dipinti di celebri maestri.
Schongauer, Durer, Cranach, Baldung, incidono meraviglie tra cui l’Apocalisse di Giovanni del 1498.
In Olanda dominano nei primi del 1500 Luca de Leida e Christoffel Jegher, incisore dei disegni di Rubens, che dirige un gruppo di incisori tra cui Vosterman.
Nel 1516 Ugo da Carpi presenta al Senato veneto il suo “ modo di stampare chiaro et scuro “; l’effetto “ camaieu “ dà effetti di pittura; Boldrini, Scolari e Andreani incidono Tiziano e Raffaello con la tecnica del chiaro-scuro. Dopo A.M. Zanetti la tecnica decade per il connubio con l’acquaforte. Questa viene usata da Pittoni, Fontana, Caravaggio, Barocci che nel 1581 mischiandola con puntasecca e bulino ci dà un capolavoro: l’Annunciazione.
Grandi maestri sono Antonio Tempesta, Jacques Callot che crea uno stile originale, Silvestre, Le Clerc, Claude Lorrain, Stefano della Bella, il Guercino, Guido Reni, Simone Cantarini, Salvator Rosa, G.B.Castiglione.
Il primo incisore moderno è Rembrandt 1606-1669, morsa la lastra con l’acido aggiunge bulino e puntasecca senza togliere le barbe, con caratteristiche pittoriche mai più raggiunte.
Stampatore e cartografo fu Willem Blaeu che operò ad Amsterdam sino al 1638, gli succedette il figlio Jan che stampò il Novum Theatrum Pedemontii et Sabaudiae.
I maestri del 1700 furono i Tiepolo, Canal, Bellotto, Ricci, Marieschi, Bartolozzi, Piranesi che, con la sua forza incisoria, rivoluziona il modo di lavorare. A Venezia l’editore Albrizzi nel 1745 stampa la Gerusalemme liberata con figure incise su rame dal Piazzetta, che ne fanno il più bel libro illustrato del secolo. A Bologna nel 1736 Lelio della Volpe edita il “ Bertoldo e Bertoldino “ con vecchie tavole che fa abbellire e in parte reincidere da Lodovico Mattioli.
Nel 1800 primeggia Goya e in Italia Longhi, Morghen, Fontanesi, Fattori, Conconi, Signorini. Gauguin è l’iniziatore della xilografia moderna.
In questo lavoro non ho menzionato i molti e famosi cartografi che con le loro illustrazioni hanno testimoniato i progressi della conoscenza, lo studio sarebbe lungo e merita un capitolo a parte. Ho tralasciato anche la scrittura e l’invenzione dei caratteri mobili, sempre per lo stesso motivo.

Nessun commento: