mercoledì 25 aprile 2007

Tecniche di incisione: LA CARTA

LA CARTA
La carta fu inventata in Cina intorno al 300 D.C., anche se il primo foglio “ ufficiale “ fu fabbricato da Tsai-Lun, funzionario dell’imperatore nel 105 e perfezionato da Tso Tsui-Yi. Si usavano stracci o fibre di canapa, bambù, gelso, salice, paglia di grano e riso.
Nel 751, nella battaglia di Samarcanda, il governatore di Bagdad prese dei prigionieri cinesi, tra questi c’erano dei cartai che insegnarono agli arabi la tecnica della fabbricazione dei fogli. La città, ricca di acqua e campi di lino e canapa ne rimase per secoli un importante centro di produzione.
Sempre nel '700 nel mondo islamico nascono biblioteche e università con un naturale incremento della carta.
Gli arabi perfezionarono la tecnica inventando una ruota dentata che girava in modo continuo utilizzando la forza idraulica nei mulini.
Portarono la tecnica in Egitto, in Marocco e in Spagna, che invasero nel 711.
Il più antico manoscritto su carta conosciuto è un codice della biblioteca universitaria di Leida.
Nel medioevo il lino era la pianta più coltivata ma con la crescita della richiesta le colture non bastarono più e nasce il mestiere del cenciaiolo.
Il problema del cartaio era di procurarsi gli stracci, per questo le cartiere sorsero nelle vicinanze di una città o di un porto, dove era facile procurarsi la materia prima.
I genovesi e i veneziani oltre alle altre merci caricavano sulle loro navi carta comprata dagli arabi e dagli spagnoli.
Le prime cartiere italiane compaiono nel XII secolo a Bologna che era un famoso centro di tessitura, ad Amalfi nel 1220, in Liguria nel 1235 e a Fabriano nel 1276.
Alla fine del medioevo l'Italia era il maggiore produttore di carta in Europa.
Ai fabrianesi si deve l’invenzione della “ pila a magli multipli “ usata per la preparazione della pasta di stoffa, e della filigrana. Il setaccio rettangolare era formato da un telaio in legno e da vergelle, fili metallici tesi accostati vicini; i cartai notarono che con l’uso si deformavano lasciando l’impronta sulla carta, pensarono così di dare una forma a un filo per contrassegnare con un marchio il fabbricante o il cliente. Ebbero anche l'idea di aggiungere gelatina animale all'impasto per rendere la carta resistente al liquidi.
Gli stracci, inizialmente di lino, venivano messi in grossi mortai e battuti a mano, con l’avvento della pila, i pestelli di legno, azionati da forza idraulica, frantumavano gli stracci , separavano le fibre di cellulosa e le riducevano in poltiglia.Quando l’impasto era pronto si versava in vasche piene d’acqua,si girava e con il setaccio si raccoglieva una piccola parte di pasta muovendo per renderne lo strato uniforme. Scolata l’acqua, si capovolgeva su un feltro posto su una pila di altri fogli e feltri , si torchiava e si appendeva il foglio ad asciugare.
Nel XIII secolo gli stracci scarseggiarono fino ad arrivare all'epidemia di peste del 1630, quando per paura del contagio si bruciavano. L'uso della carta diminuì.
Nel XVII secolo gli olandesi costruirono un cilindro a lame metalliche che triturava gli stracci evitando la macerazione ottenendo una carta migliore.
A un certo punto con la richiesta sempre maggiore, un francese nel 1719 provò ad usare il legno, l’esperimento riuscì e da allora il legno è diventato la materia prima di fabbricazione, mentre con il cotone si ottengono carte speciali per opere d’arte.

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